Cosa sono cretto e craquelure nei quadri. Come prevenirli, come realizzarli nei falsi
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Il cretto o craquelure, in francese, è un reticolo disordinato di piccole crepe o innalzamenti di colore, simili ai segni del nostro sistema vascolare a fior di pelle, che si producono, generalmente, nella parte superficiale del dipinto, pertanto sul colore, in un arco di tempo che va dai sessanta ai 120 anni della conclusione dello stesso. La lunga gestazione del fenomeno è dovuto alla perdita progressiva dell’elasticità del colore a olio. Se infatti schiacciamo una pallina di colore rimasta sulla tavolozza per qualche settimana, ci accorgiamo che essa ha una consistenza gommosa, provocata dal cosiddetto legante, cioè il liquido – nel nostro caso l’olio- nel quale la polvere di colore è stata stemperata. Un tempo l’unione di pigmento, cioè colore, generalmente in polvere, e legante veniva compiuta nelle botteghe dei pittori. Dal XIX secolo questo lavoro viene effettuato dall’industria, che poi provvede a inserire il colore nei tubetti. Il fenomeno della craquelure, se contenuto, non è mai deturpante, perchè contribuisce a dare all’opera il fascino del tempo che ha attraversato.
Si corre qualche pericolo, invece per quanto riguarda, specialmente, numerosi ritratti della fine del Settecento e dell’Ottocento poichè per realizzare dipinti molto somoglianti si utilizzava una minima quantità di colore, con il fine di assecondare la verità cromatica degli incarnati e perchè il quadro risultasse liscio, piatto, senza asperità. Il film pittorico di queste opere è particolarmente sottile, secco e sensibile alle variazioni climatiche e alla frantumazione causata dalla volatilità dei leganti, dai movimenti della tela – provocati anche dal mutamento fisico del telaio – dall’escursione termica e da fenomeni chimici come l’ossidazione. A ciò si aggiunga che, soprattutto nell’Ottocento, queste sottilissimi strati di colore venivano stesi su tele dai fili anch’essi molto sottili e dalle trame particolarmente fitte e, pertanto, scarsamente in rilievo. Ciò consentiva di ottenere la massima precisione, ma la mancanza di trame rilevate non permetteva al colore di aggrappare perfettamente poiché le stoffe erano quasi lisce. Il cretto, in questi casi, può diventare una crepa profonda che interessa il film pittorico dalla superficie superiore a quella inferiore e poichè il colore, a causa della sottigliezza e della trama fitta della tela non è perfettamente legato, attraverso la preparazione, alla stoffa sottostante, può subire distacchi deturpanti, in forma scagliosa.
Si corre qualche pericolo, invece per quanto riguarda, specialmente, numerosi ritratti della fine del Settecento e dell’Ottocento poichè per realizzare dipinti molto somoglianti si utilizzava una minima quantità di colore, con il fine di assecondare la verità cromatica degli incarnati e perchè il quadro risultasse liscio, piatto, senza asperità. Il film pittorico di queste opere è particolarmente sottile, secco e sensibile alle variazioni climatiche e alla frantumazione causata dalla volatilità dei leganti, dai movimenti della tela – provocati anche dal mutamento fisico del telaio – dall’escursione termica e da fenomeni chimici come l’ossidazione. A ciò si aggiunga che, soprattutto nell’Ottocento, queste sottilissimi strati di colore venivano stesi su tele dai fili anch’essi molto sottili e dalle trame particolarmente fitte e, pertanto, scarsamente in rilievo. Ciò consentiva di ottenere la massima precisione, ma la mancanza di trame rilevate non permetteva al colore di aggrappare perfettamente poiché le stoffe erano quasi lisce. Il cretto, in questi casi, può diventare una crepa profonda che interessa il film pittorico dalla superficie superiore a quella inferiore e poichè il colore, a causa della sottigliezza e della trama fitta della tela non è perfettamente legato, attraverso la preparazione, alla stoffa sottostante, può subire distacchi deturpanti, in forma scagliosa.
Un consiglio, pertanto: specialmente i ritratti analitici e precisi, realizzati con poca materia, (al tatto vi renderete conto tanto della superficie molto liscia quanto, osservando l’opera di lato, sul suo telaio, che lo strato è molto sottile) vanno tenuti lontani da caloriferi o fonti di calore dirette, quanto dall’azione diretta dei raggi del sole e mossi con estrema cautela. Corrono meno rischi e possono presentare una craquelure minima o quasi inesistente i dipinti più ricchi di strati, più corposi e ancora, pur parzialmente, elastici. In fondo la craquelure, che si manifesta soprattutto sulle tele, ma interessa anche le tavole, a dimostrazione che essa è prodotta non soltanto dai movimenti di tensione e deflessione della tela ma pure dalle escursioni termiche, ha un comportamento simile a quello delle crepe a reticolo che si disegnano nel terreno, durante periodi di temperature elevate e torride e di siccità. Il terreno, in condizioni normali è piuttosto elastico, grazie alla presenza di acqua e di sostanze argillose. L’evaporazione dell’acqua lo indurisce e lo fa ritirare, in blocchi, con la creazione di crepe tra un blocco e l’altro. E sotto il profilo fisico, nonostante i componenti siano diversi, identica è la dinamica del cretto o craquelure. Teniamo conto che i colori ad olio, prima di essere considerati asciutti completamente, soprattutto nella parte interna, posso attraversare ampiamente un secolo. La progressiva impercettibile evaporazione di diluenti e leganti, con il passare del tempo, si comporta come l’evaporazione dell’acqua dal terreno, con la riduzione della parte “umida” e la creazione di fratture, e con la successiva parziale sovrapposizione di un lato dei blocchi – avremo allora la craquelure in rilievo, simile a un reticolo di cicatrici o alla pelle umana avvizzita – o la frattura con mantenimento di un sottilissimo iato, discendente, tra un blocco e l’altro. Le fratture possono essere più o meno violente e profonde. E ciò dipende, nell’uno e nell’altro caso, dal movimento di assestamento del legno del telaio, dall’escursione termica e dalla quantità di legante inserito. Un colore miscelato con poco olio, tenderà a perdere elasticità, rispetto a un colore più ricco di legante. I colori che producono più craquelure sono quelli bianchi o chiari.
Un quadro ben conservato avrà craquelure gradevoli, fisiologiche, naturali contrassegnate da linee sottili, non più ampie di un filo di ragno. In opere con buone preparazioni del supporto e una buona quantità di colore, esse non costituiscono il minimo pericolo per l’integrità del dipinto. Le prime avvisaglie di un cretto pericoloso si hanno quando la superficie è sempre più secca e scagliosa, simile, per certi aspetti al tronco di una betulla, con inizi di distacchi che si manifestano come lembi di pittura che presentano una punta in rilievo, che tende ad arrotolarsi su se stessa. I colori possono essere consolidati dai restauratori
Altro rischio di degenerazione del cretto è legato ai luoghi in cui si alternano temperature molto calde a temperature fredde. Il caldo tende a dilatare la materia, come ben sappiamo, mentre il freddo la comprime. Il caldo seguito dal freddo comporta micromovimenti opposti delle masse che possono rendere più profondo il cretto quanto, a causa di una tendenza al movimento orizzontale della contrazione e della dilatazione, i distacchi di lacerti dalla tela. Per questo, nei musei, è necessaria la presenza di aria condizionata, che renda stabile la temperatura per evitare che le escursioni termiche agiscano sui film pittorici. L’aria condizionata è molto utile anche per il contenimento dell’umidità. Se infatti si provoca una condensa dietro alla tela e l’umidità si asciuga rapidamente, la tela si “ritira” – proprio come certi abiti in lavatrice – si tende sui supporti e questo movimento può favorire cretti e distacchi. I musei non prestano molto volentieri ad altri musei i quadri antichi perchè, per quanto le precauzioni siano numerose e la tecnologia dei contenitori, dei trasporti e della movimentazione, porti quasi a grado zero lo stress del dipinto, si pensa che numerosi spostamenti possano aumentare la possibilità che si creino problemi all’opera.
E’ POSSIBILE CREARE UNA FALSA CRAQUELURE?
Al di là dell’utilizzo dei prodotti in commercio, vernici finali che spezzano l’unità del film pittorico, che devono essere poi cosparse di colore scuro che mascheri il cretto troppo profondo (lo spiega bene la restauratrice nel video) i falsari utilizzano metodi più sofisticati, utilizzando pigmenti e olio di lino anzichè i colori dei tubetti. Aggiungono minori quantità di olio di lino e aumentano i solventi che, una volta evaporati, creeranno le crepe. I quadri vengono passati al forno e messi in freezer più volte di seguito affinchè siano create in poche settimane, in modo concentrato le escursioni termiche che avvengono normalmente in molto tempo.
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