Tuesday, September 15, 2015

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Mihály Zichy – Disegni erotici

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La storia della sessualità individua, a un certo punto del fenomeno evolutivo di natura culturale, un’integrazione di più piani erogeni, con il passaggio della sessualità riproduttiva tout court, orientata a consumare un atto che possa avere finalità riproduttive – sessualità genitale -, a un gioco più complesso in cui l’affettività, il cervello,la cultura entrano in gioco, distogliendo l’attenzione dalla convergente e rapida consumazione dell’atto. L’uso di preliminari, fantasie, proiezioni derivano da un progressivo sviluppo di un parte immateriale, qual è la cultura in senso ampio, che si fonde con l’immateriale della psiche. Senza entrare in discorsi classisti – poichè non vogliono assolutamente esserlo – il sesso urgente e disperato delle classi più povere che potremmo vedere raffigurato, in chiave simbolica, dalla costante angolo-bisettrice,si amplia e coinvolge la totalità della sfera psicofisica. A partire dall’Ottocento, intellettuali, bohemien e classi colte che non subiscono l’azione castrante di un’etica religiosa immotivatamente proibitiva rispetto ai propri presupposti reali, aumentano il tempo d’esplorazione dell’altro; fanno interloquire lontani ricordi;comprendono e assecondano le piccole ossessioni del partner; e magari non negano – se le fantasie femminili,all’improvviso, sono legate a una certa ruvidezza primitiva dei modi – a una simulazione di effrazione e violenza richiesta e condivisa.Nasce così quella complicità di coppia e quel “fare l’amore con il corpo e con la testa”, che peculiarità della cultura sessuale europea contemporanea.
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I presupposti di questa danza dell’amore, della psiche, del sentimento pongono le proprie radici nello sviluppo del libertinismo settecentesco – che esplorò, come nelle 120 giornate di Sodoma del marchese De Sade, ogni aspetto fisiologico o “degenerativo” del piacere, in una dimensione di enciclopedismo delle tecniche – ma raggiungo, a livello generale, uno spazio di maturazione nell’Ottocento. Tra i massimi cantori dell’eros a tutto tondo, troviamo, sotto il profilo artistico, l’ungherese Mihály Zichy. Colpisce, nelle sue opere erotiche, l’alternanza di languore e vigore, di assenza romantica trasognata e di assoluta giocosità come quando in una tavola (qui sotto), osserva tutte le azioni possibili del pene tra le mani divertite di una donna che esplora, manipola,plasma e s’appaga delle potenzialità di quell’organo così plastico e sorprendente. Sopravvivenza, questa, di un modo illuministico di censire, ma con gioia, i modi.
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Ma al di là dell’enciclopedia gioiosamente pornografica di questa tavola indimenticabile, Mihály Zichy esplora i nuovi “modi”. Non v’è nulla di ginnico o di astruso. Non sono amori muscolari degli dei. Donna e uomo non cercano posizioni dettate da manuali occidentali Il Romanticismo libera sentimento e natura.
Sono morbidamente e meravigliosamente liberi. E gli spazi che rimangono apparentemente vuoti tra linea e linea, tra corpo e corpo sono in realtà occupati dall’atmosfera e dall’energia meravigliosa della psiche (curuz)
NEI VIDEO LE OPERE DI ZICHY




Chi è l’autore di questi disegni? Mihály Zichy (in tedesco: Michael von Zichy) era nato in Ungheria a Zala il 15 ottobre 1827 e sarebbe morto a San Pietroburgo il 28 febbraio 1906. Fu un ottimo pittore, tra i maggiori esponenti del Romanticismo ungherese, e disegnatore di rara perspicacia. Appartenente a una nobile famiglia, che nel proprio ramo era decaduta, fu dissidente anti-austriaco. Per questo, concluso il periodo di formazione – durante i suoi studi di legge a Pest, frequentò, dal 1842, la scuola di Jakab Marastoni; poi nel 1844 si trasferì a Vienna, dove iniziò a studiare all’Accademia di belle arti, divenendo alunno di Ferdinand Georg Waldmüller – e avendo aderito con tanti borghesi e nobili curuzi, alla rivolta del 1848, era stato poi costretto ad abbandonare la patria per raggiungere san Pietroburgo, dove, peraltro avrebbe avuto maggiori opportunità di lavoro.
Waldmüller raccomandò Zichy per farlo diventare professore d’arte a San Pietroburgo. Arrivato nell’impero russo dal 1850 lavorò come ritoccatore, ma continuò a disegnare a matita, a fare acquerelli e ritratti ad olio. La serie sulla Caccia a Gatchina commissionato dallo zar Nicola I (1825-1855), fece di lui un artista di corte; difatti ebbe la commissione del figlio dello zar, il granduca Michail Nikolaevič Romanov, per la decorazione di alcuni pareti del Nuovo palazzo Michail, edificato tra il 1857 e il 1862. Zichy fondò una società per pittori in difficoltà. Nel 1868 dipinse Autodafé rappresentante gli orrori dell’Inquisizione spagnola. Nel 1871 Zichy iniziò a viaggiare per l’Europa, per poi stabilirsi a Parigi nel 1874.
Zichy dipinse La regina Elisabetta, che mette dei fiori sulla bara di Ferenc Deák; nel 1875 iniziò la grande tela L’ubriachezza di Enrico III; realizzò La vittoria del Genio della distruzione dipinta per l’Esposizione Universale di Parigi del 1878, fu vietata dalle autorità francesi a causa del chiaro messaggio antimilitarista della tela. Nel 1881 Zichy lasciò Parigi per far ritornò a San Pietroburgo dopo un breve soggiorno a Nizza, Vienna e nel suo villaggio natale, Zala. Da allora Zichy fece molte illustrazioni (“La tragedia dell’uomo” di Imre Madách del 1887 e ventiquattro ballate di János Arany del 1894-1898) alcune delle quali pornografiche. Morì a San Pietroburgo all’età di settantotto anni.

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